Caminhos de Pedra - RS

19/08/2021

Situata nello stato Rio Grande do Sul, Bento Gonçalves è un comune di oltre centomila abitanti incastonato nella celebre Valle dei Vigneti, considerata la culla della vitivinicoltura in Brasile e prima regione ad ottenere l'Indicazione e la Denominazione d'Origine per i suoi vini. Intorno alla città - che ospita una delle quattro Facoltà brasiliane di Vinicoltura per la formazione di enologo (le altre si trovano a São Roque, Petrolina e Pelotas), cui si aggiungono più di 50 scuole di formazione per sommeliers - prosperano le cantine fondate da immigrati italiani che, giunti nella regione intorno al 1875, hanno gradualmente trasformato lembi di foreste impenetrabili in paesaggi addomesticati, impiantando vigneti da cui ancora oggi nascono uve destinate alla produzione di ottimi vini e succhi naturali. Il periodo migliore per visitare la regione è tra dicembre e marzo, quando le viti sono cariche di uva, si organizzano le raccolte e le cantine organizzano visite guidate da enologi e degustazioni. Tra le tante ricordiamo Cantina Aurora, Casa Valduga, Famiglia Tasca, Miolo, Don Laurindo e Dal Pizzol.

L'abilità impressionante dei coloni, nella costruzione in pietra

Fu proprio tra le colline dell'altopiano basaltico del Rio Grande do Sul, lungo i pendii delle valli incise dai fiumi e ricoperte da una fitta foresta, che alla fine dell'Ottocento si insediarono migliaia di veneti, lombardi, trentini e friulani fuggiti dalla miseria. Ottenuta da pochi anni l'indipendenza dal Portogallo, il Brasile aveva iniziato a portare avanti una politica di colonizzazione con l'intento di attirare individui di pelle bianca e religione cattolica. 

Dopo una prima ondata tedesca, furono gli italiani (quasi un milione, interi villaggi e famiglie) ad arrivare in massa e nel giro di poco tempo venire assoldati come artigiani e contadini da alcuni imprenditori locali, che fiutando lauti guadagni, assicuravano loro la possibilità di diventare piccoli proprietari terrieri. 

Tentando di superare con il duro lavoro le diverse condizioni climatiche e ambientali, impiantarono le varietà di Vitis vinifera che avevano nei cortili delle loro case o nei campi, ma poi si accorsero che quelle coltivate dai coloni tedeschi (soprattutto quelle rustiche di origine americana: Isabella, Francese nera e Catawba) meglio si adattavano. Così portandole dalla pianura alle alture della Serra, ridiedero vita alla vinificazione gettando le basi di un lento ma costante processo di rinnovamento e qualificazione delle cantinee dei vini brasiliani.

Quando sono arrivati con le navi, con il sudore sulla fronte si caricarono i sacchi e i bauli su piccoli piroscafi e si affrontò il viaggio nell'entroterra risalendo i corsi d'acqua . Sembrava che il viaggio fosse ormai giunto alla fine. Ma invece, non appena toccata nuovamente terra, il territorio brasiliano mostrò le nuove insidie. Abbandonate le comode vie d'acqua i coloni si trovarono di fronte ad una selva impenetrabile. 

Non c'erano strade o sentieri da seguire ma solo alti alberi di araucarie e boscaglia intricata che ostacolavano la penetrazione di uomini e bagagli. I migranti impiegarono settimane a percorrere quei pochi chilometri che li dividevano dalla destinazione. 

Attraversarono la pianura già abitata dai coloni tedeschi e andarono per mar a piantar vigneti e salirono sulla Serra Gauçha, l'altopiano basaltico inciso dalle valli fluviali dove un clima molto più favorevole avrebbe loro permesso di dare vita alle colonie e alle zone agricole. Giunti sulle terre promesse compresero che il lavoro era ancora tutto da iniziare. Bisognava disboscare per poter trovare spazi liberi da coltivare. 

Rimboccate le maniche, gli uomini procedettero all'abbattimento della foresta con gli elementari strumenti a loro disposizione. Dalla foresta vergine nacquero velocemente piccole colonie italiane che riuscirono nel tempo a espandersi coprendo di villaggi e campi coltivati la cosiddetta Regione Coloniale Italiana.

Uno dei più importanti patrimoni dell'Italia nel mondo del vino in Brasile è, peraltro, il Taliano (italiano senza "i"), una lingua parlata da 500.000 persone ogni giorno in 133 comunità in 4 stati brasiliani (è la seconda più parlata in Brasile), risultato della fusione di dialetti come il Veneto, il Trentino e il Tuscan - portati dagli immigrati italiani prima dell'unificazione dell'Italia - con quelli portoghesi e spagnoli.