Fonologia: come nasce una lingua?
Parlare significa produrre dei suoni. Prova a pronunciare questa parola: casa. Ti accorgi immediatamente che, nel pronunciarla, emetti una serie di suoni in sequenza ordinata (c + a + s + a) così da creare una parola portatrice di un significato preciso. Infatti, se provi a cambiare o a invertire l'ordine dei suoni (s + a + c + a oppure a + s + a + c oppure ancora a + c + a + s), la parola non ha più alcun significato nella nostra lingua, ma forse in qualche altra si.
I Fenici e i Sumeri furono i primi a sviluppare un sistema di scrittura uniforme.
Parlare, dunque, significa produrre dei suoni che, combinati fra loro, creano le parole, rimandano cioè a dei significati precisi. L'uomo riesce a produrre questi suoni mediante il suo apparato fonatorio, cioè l'apparato produttore dei suoni che, come puoi notare, è costituito da molti organi. 2 Dai suoni (fonemi) ai segni grafici (lettere o grafemi) I suoni utilizzati dall'uomo per comunicare oralmente sono detti fonemi (dal greco phoné = "suono"). Questi stessi suoni, nella scrittura, corrispondono a dei segni grafici detti lettere o grafemi (dal greco gráphein = "scrivere"). I fonemi e i grafemi, da soli, non sono portatori di alcun significato, ma costituiscono le unità minime della lingua. Le lettere o grafemi, nel loro insieme, costituiscono l'alfabeto. Le lettere dell'alfabeto e la scrittura alfabetica sono pertanto la trascrizione in segni grafici dei suoni articolati della lingua orale.
Quante lingue esistono nel mondo? Qual'è la lingua madre?
I suoni che si ottengono parlando vengono
prodotti dall'aria emessa dai polmoni che, salendo per la trachea e passando attraverso la
laringe per uscire dalla bocca o dal naso, viene modulata, cioè trasformata in suoni, da una
serie di organi: corde vocali, epiglottide, palato, lingua, denti, labbra e così via.
In particolare, assumono un ruolo molto importante le corde vocali con le loro vibrazioni,
come pure l'epiglottide e la lingua.
La STELE di ROSETTA | STORIA in un minuto: i GEROGLIFICI
Dalla scrittura pittografica alla scrittura alfabetica
Certamente già sai che la scrittura alfabetica è il risultato di un lungo processo, durato secoli e secoli, di astrazione e di selezione che ha avuto come risultato finale una forma di comunicazione più economica, semplice. Infatti, dalla scrittura pittografica primitiva (fatta di disegni o dipinti, ciascuno dei quali rappresentava un oggetto) si è passati nel 2900 a.C. alla scrittura ideografica (fatta di disegni stilizzati al massimo non raffiguranti più l'oggetto ma il simbolo dell'oggetto o un'idea astratta, in qualche modo legata all'oggetto).
Così scrivevano i Sumeri sulle tavolette d'argilla.
Dalla scrittura ideografica poi, per successiva semplificazione, si è giunti verso la fine del secondo millennio a.C. alla scrittura alfabetica. La novità di quest'ultima fu che, pur usando ancora dei segni di derivazione ideografica, essi non rappresentavano più l'oggetto o l'idea ma un suono determinato. I vantaggi della scrittura alfabetica, rispetto a quelle pittografica e ideografica, furono subito evidenti: con un numero limitato di segni, combinati fra loro, si potevano formare tutte le parole possibili, risparmiando tempo e materiale.
La scrittura cuneiforme, come si faceva all'epoca?
Furono i Fenici, intorno al 1000 a.C. circa, a servirsi esclusivamente
di un alfabeto fonetico (di sole consonanti); più tardi i Greci lo ripresero e vi aggiunsero le vocali. Questo alfabeto, passando in Italia, fu
utilizzato con delle modifiche dai Romani ed è quello che oggi, con
qualche ulteriore modifica, è usato nella maggior parte del mondo.
Che suono aveva il Latino? Latin Orator Anne Power | Harvard Commencement