Il Mistero dei Bronzi di Riace
I Bronzi di Riace: un mistero che attraversa i secoli
1. Il ritrovamento accidentale
Nel pomeriggio del 16 agosto 1972, Stefano Mariottini, un giovane sub romano in vacanza in Calabria, stava nuotando vicino alla costa di Riace Marina quando notò qualcosa di insolito tra la sabbia: un braccio sporgente dal fondale. Incuriosito, si immerse più volte per osservare meglio. Ciò che inizialmente sembrava un semplice scoglio marino si rivelò presto essere una statua di bronzo, e poco distante, una seconda figura. Nessuno, all'epoca, poteva immaginare che quei due corpi metallici avrebbero riscritto un capitolo importante della storia dell'arte antica.
2. Le statue emergono dal silenzio dei secoli
Il recupero fu improvvisato: mancavano attrezzature specifiche, e i metodi utilizzati danneggiarono in parte le statue. Nonostante ciò, l'emozione del ritrovamento travolse studiosi, giornalisti e appassionati d'arte. I Bronzi di Riace, come vennero subito chiamati, si rivelarono due opere di una bellezza straordinaria, testimonianze rarissime della scultura greca in bronzo giunta fino a noi.

3. Descrizione delle due statue
La statua A è alta 1,98 metri, rappresenta un uomo giovane, atletico, con muscoli ben definiti e una postura stabile ma naturale. La testa è leggermente inclinata, i capelli ricci, lo sguardo fiero. La statua B è simile, ma più bassa di un centimetro. Anche lei mostra un guerriero, ma più maturo, forse più esperto. Il volto ha espressione severa, la bocca chiusa. Entrambe erano originariamente dotate di occhi in pasta vitrea, denti in argento, ciglia e labbra in rame: dettagli che le rendevano incredibilmente realistiche.
4. Guerrieri, eroi o dei?
I due bronzi rappresentano probabilmente opliti, soldati dell'antica Grecia. Ma la nudità eroica, la precisione dei dettagli, la posa composta e maestosa fanno pensare che si trattasse non di semplici combattenti, ma forse di eroi mitologici o addirittura semidei. Una delle ipotesi più affascinanti li collega all'antico mito dei Sette contro Tebe, un celebre ciclo tragico dell'antichità.
5. Tecnica scultorea raffinata
I bronzi furono realizzati con la tecnica della fusione a cera persa, un procedimento complesso che permetteva di modellare il bronzo in forme molto precise. Questa tecnica, già usata in epoca arcaica, fu portata al massimo livello da maestri scultori del periodo classico. I dettagli minuziosi, come le vene in rilievo sulle mani o i riccioli dei capelli, testimoniano una maestria artigianale di altissimo livello.
6. Origine incerta, fascino eterno
Nonostante anni di studi, l'identità degli scultori resta sconosciuta. Alcuni storici attribuiscono la statua A a Mirone, altri a Pitagora di Reggio. La statua B, più severa e contenuta, potrebbe essere opera di un artista diverso. La teoria più accreditata è che le due statue provengano da due officine differenti, anche perché il rame utilizzato nei dettagli varia leggermente.
7. Da dove venivano? Perché erano lì?
Le statue furono trovate in mare, ma non è chiaro da dove provenissero o verso dove fossero dirette. Forse facevano parte di un carico trasportato su nave e finirono in mare a causa di un naufragio. Alcuni studiosi pensano che stessero per essere vendute o che fossero parte di un bottino di guerra. Un'altra teoria li lega alla città di Argo, in Grecia, e a un monumento pubblico dedicato a un episodio mitico.
8. Il restauro e la conservazione
Dopo il recupero, le statue vennero portate prima a Firenze e poi a Reggio Calabria, dove subirono lunghi e complessi restauri. Furono ripulite, stabilizzate e studiate con tecnologie avanzate. Oggi si trovano esposte al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, in una sala climatizzata pensata per conservarle nel migliore dei modi. Milioni di visitatori da tutto il mondo accorrono ogni anno per ammirarle.

9. Simboli culturali della Magna Grecia
I Bronzi di Riace non sono solo capolavori artistici, ma anche simboli dell'eredità culturale greca nel sud Italia. La loro scoperta ha rilanciato l'interesse per la Magna Grecia e per l'importanza che la Calabria ha avuto nel mondo antico. Essi rappresentano un ponte tra le civiltà: l'arte greca che prende forma e si radica sul suolo italiano.
10. Un enigma che affascina ancora
A distanza di oltre cinquant'anni dal loro ritrovamento, i Bronzi di Riace continuano a porre domande. Chi erano quei due uomini? Da dove venivano? Chi li ha scolpiti? E perché il mare ha custodito il loro segreto per così tanto tempo? Ogni dettaglio, ogni frammento di informazione, è un tassello in più nel mosaico della nostra storia. Ma forse, proprio il mistero che li avvolge è ciò che li rende così vivi, così profondamente umani, nonostante siano fatti di bronzo.
Troppi dubbi nella ricostruzione ufficiale del ritrovamento dei bronzi di Riace. Lo fanno intervistando un archeologo calabrese che sostiene che il gruppo originario era composto da cinque statue. La Iena scopre poi che un parente del sub romano Stefano Mariottini, che trovò le due statue, era stato fermato dai finanzieri, che a casa avevano trovato reperti storici mai dichiarati
Questo racconto si basa sulla denuncia di ritrovamento del sub romano Stefano Mariottini, a cui è attribuita ufficialmente la scoperta dei due bronzi e a cui è andata la ricompensa di 125 milioni di vecchie lire.
Un racconto nel quale troppe cose non tornano, a cominciare dal fatto che una delle statue ritrovate viene descritta come "a braccia aperte". Mariottini poi parla di "un gruppo di statue" invece che di una coppia e descrive nel dettaglio anche uno scudo sul braccio sinistro di una di queste. Uno scudo che però non è stato mai ritrovato.
Su quante possano essere davvero le statue appartenenti al gruppo dei bronzi, Antonino Monteleone ha sentito Daniele Castrizio, un archeologo e professore ordinario di numismatica all'università di Messina, che ha una sua personale teoria.
Castrizio, alla domanda secca di Monteleone, dice che, dovendoli descrivere, non direbbe mai che i due bronzi ritrovati da Mariottini siano "a braccia aperte".
"Assolutamente no. Non hanno le braccia aperte. Sono in una posizione tipica del guerriero per cui il braccio sinistro è tenuto ad angolo retto perché deve sostenere il peso dello scudo. Ed entrambi tengono una lancia".
L'archeologo racconta una storia molto diversa da quella ufficiale: "La mia teoria è che ci siano 5 bronzi di cui uno è la madre che divide Eteocle e Polinice, con le braccia aperte".
Secondo il professor Daniele Castrizio dunque i bronzi di Riace farebbero parte di un gruppo di statue.
"Sicuramente c'è il bronzo della madre dei due fratelli, una donna inginocchiata con le braccia aperte nel tentativo di fermare i figli. Ho semplicemente messo i due bronzi al posto di queste due statue di questo gruppo importantissimo, i fratricidi di Pitagora. Corrisponde l'anno, corrisponde il posto, corrisponde tutto. Corrisponde la terra di fusione, quindi corrisponde veramente tutto".
Speciale TG1 - I Bronzi di Riace