La Vespa: la “meglio gioventù” del made in Italy

05/02/2021

Erano gli anni Cinquanta quando il brillante ingegnere Corradino d'Ascanio, inventore dell'elica a passo variabile, fu costretto da Enrico Piaggio ad abbandonare il sogno di costruire il primo elicottero italiano per dedicarsi interamente a un piccolo scooter che entrerà nella storia come fenomeno di costume. Si tratta della Vespa, nata per riconvertire gli stabilimenti aeronautici Piaggio e diventata a sorpresa una vera e propria pietra miliare della cultura materiale contemporanea. Ancora oggi è considerata un'icona di stile e il simbolo dell'eccellenza italiana nel mondo, tanto da essere esposta in modo permanente al MoMa di New York.

«Sembra una vespa!» e nasce un mito

Il primo sfortunato prototipo della Vespa risale al 1945 quando l'ingegner Renzi Spolti progettò la MP5 Paperino negli stabilimenti di Biella, dove l'azienda spostò uomini e macchinari dopo l'occupazione della sede di Pontedera da parte dell'esercito tedesco nel 1943. Fu prodotta solo in sette esemplari. In quegli anni, il geniale Enrico Piaggio aveva avuto l'intuizione di costruire un veicolo per la motorizzazione individuale, pratico e a basso costo, utile per andare a lavoro.

Il compito di portare a termine il progetto fu affidato all'ingegnere aeronautico Corradino d'Ascanio, un uomo che «detestava le motociclette»: la persona ideale per dare vita a qualcosa di nuovo. E così fece. Secondo la leggenda, Enrico Piaggio rimase talmente sorpreso dalla forma del mezzo - parte centrale molto ampia e "vita" stretta - da esclamare «sembra una vespa!». Il nome diventò subito ufficiale. Il debutto in società avvenne al Circolo del Golf di Roma in una presentazione riservata a pochi fortunati, ma lo stesso anno, alla fiera di Milano, fu il turno degli italiani che toccarono con mano l'innovativo mezzo a due ruote.

Gli anni del debutto

La prima pubblicità della mitica Vespa puntò tutto sull'originalità del mezzo e sui suoi pregi rispetto alle motociclette in commercio. «Non è una motocicletta - si legge sulla locandina dell'epoca - ma piuttosto una piccola vettura a due ruote. Si può continuare ad usare nella stagione invernale perché si è riparati dal fango, si viaggia rapidi, sicuri e confortevolmente, senza sporcarsi i vestiti con l'olio del motore e la polvere della strada».

Il suo debutto sul grande schermo avvenne con il modello 125 (VNA2T) del 1958, che due anni dopo il lancio fu protagonista degli inseguimenti dei "paparazzi" nel capolavoro di Federico Fellini La dolce vita. È proprio negli anni Sessanta che Piaggio si rese conto del potere rivoluzionario della Vespa: erano gli anni del boom economico, della ribellione dei ragazzi, dei primi passi verso l'emancipazione della donna e la Vespa incarnava tutti queste istanze di libertà. Con il lancio, nel 1963, della Vespa 50 iniziò l'era della Vespa come prodotto di massa, sogno dei giovani e simbolo di una generazione.

Chi Vespa mangia le mele: la libertà su due ruote

Prodotta in colori vivaci a adatta per la cilindrata ridotta anche ai giovanissimi, la Vespa 50 è accompagnata da una campagna pubblicitaria con lo slogan «Senza targa, senza patente» con Gianni Morandi, idolo dei teenager che guardavano il Carosello, come testimonial d'eccezione. Ultimo modello firmato da Corradino d'Ascanio, il "Vespino" (come fu subito ribattezzato per le sue dimensioni) diventò prima un cult e poi un evergreen.