Le Alpi e Le Dolomiti         Trentino Alto-Adige

Il territorio italiano è formato da due grandi catene montuose: le Alpi e gli Appennini. La loro formazione è dovuta allo scontro che si è verificato tra il Continente africano e quello europeo. La catena delle Alpi si distende come un immenso arco; gli Appennini invece coprono un terzo del territorio nazionale. Leggendo questo breve tutorial si possono avere alcune utili informazioni sulle principali differenze tra le Alpi e gli Appennini.

Estensione

Le Alpi sono sicuramente la catena montuosa più alta del continente europeo. Esse separano l'Europa Centrale da quella Meridionale e comprendono anche l'Italia.

Gli Appennini invece cominciano dalla zona Settentrionale dell'Italia e si estendono fino a quella Meridionale. Essi dividono l'Italia in due versanti (ligure-tirrenico ed adriatico-ionico). Gli Appennini vengono spesso identificati come "la spina dorsale della penisola italiana".

Monti

Un'altra differenza tra le Alpi e gli Appennini va riscontrata nell'altezza dei monti. Delle Alpi fanno parte i monti che hanno un'altitudine considerevole. Non a caso c'è il Monte Bianco; la montagna più alta di tutto il continente europeo. Invece, negli Appennini sono costituiti da una scarsa presenza di ghiacciai e nevai. È importante poi notare che le cime delle Alpi sono appuntite mentre quelle degli Appennini sono arrotondate.

Fiumi

Per quanto riguarda i fiumi quelli delle Alpi sono abbastanza lunghi in quanto questo sistema montuoso è lontano dal mare. Il più lungo in assoluto è il Po. Dagli Appennini invece nascono fiumi brevi che hanno una portata poco rilevante. Quindi si può affermare che i fiumi degli Appennini hanno un carattere torrentizio, sono cioè soggetti a periodi di piene improvvise (in autunno e in inverno) ed a periodi di magra (in estate).

Struttura

È importante tener presente che tra le Alpi e gli Appennini esiste anche una differente struttura geologica delle rocce. Gli Appennini, infatti, sono formati soprattutto da rocce argillose (Appennini settentrionali) e da rocce calcaree (Appennini centrali e meridionali). Nelle Alpi invece sono presenti per lo più le rocce cristalline.

Clima

Il clima della regione alpina risente degli influssi dell'altitudine e dell'esposizione ai raggi solari dei singoli versanti. Quello meridionale ha temperature più miti rispetto a quello settentrionale. Invece, le precipitazioni (neve e piogge) sono più abbondanti nel versante settentrionale. Il clima degli Appennini è caratterizzato da inverni rigidi e freddi ed estati calde. Le precipitazioni sono presenti soprattutto nella zona occidentale.


Dichiarazione di eccezionale valore universale:

"I nove sistemi montuosi che compongono le Dolomiti Patrimonio dell'Umanità comprendono una serie di paesaggi montani unici al mondo e di eccezionale bellezza naturale. Le loro cime, spettacolarmente verticali e pallide, presentano una varietà di forme scultoree straordinaria a livello mondiale. Queste montagne possiedono inoltre un complesso di valori di importanza internazionale per le Scienze della Terra. La quantità e la concentrazione di formazioni carbonatiche estremamente varie è straordinaria nel mondo, e contemporaneamente la geologia, esposta in modo superbo, fornisce uno spaccato della vita marina nel periodo Triassico, all'indomani della più grande estinzione mai ricordata nella storia della vita sulla Terra. I paesaggi sublimi, monumentali e carichi di colorazioni delle Dolomiti hanno da sempre attirato una moltitudine di viaggiatori e sono stati fonte di innumerevoli interpretazioni scientifiche ed artistiche dei loro valori." (Comitato per il Patrimonio Mondiale Unesco) 


È indubbio che le Dolomiti sono montagne di straordinaria bellezza e fascino. Con l'iscrizione nella Lista UNESCO nove aree dolomitiche, seppure non direttamente confinanti ma intese come insieme unitario, hanno assunto il valore di eccezionali testimonianze di un'area montana unica al mondo. Il riconoscimento dello status di Patrimonio dell'Umanità ci riempie di orgoglio e con questa pubblicazione intendiamo illustrare il paesaggio dolomitico evidenziandone l'importanza mondiale per le Scienze della Terra e la straordinaria bellezza naturale e rilevanza estetica. L'impegno per ottenere questo risultato ha richiesto Il valore delle Dolomiti, Patrimonio dell'Umanità anni di attività, condotta con il supporto delle strutture tecniche e amministrative delle Province di riferimento e con il contributo scientifico di esperti e studiosi in materia di Geologia e di Paesaggio. 


Il Monte Bianco

Il Monte Bianco rappresenta il culmine di un massiccio che divide la valle di Chamonix (Francia) dalla valle di Courmayeur (Italia) e nello stesso tempo è lo spartiacque fra il bacino del Po e quello del Rodano.Per la maggior parte della sua lunghezza, questo poderoso massiccio fa da confine fra l'Italia e la Francia; però le sue pendici orientali giungono in territorio svizzero. Il massiccio del Monte Bianco ha la forma più o meno di un'ellisse; fino ad un'altezza di 2500 metri i suoi versanti sono profondamente erosi dall'azione dei ghiacciai; è formato da una roccia granitica chiamata protògino, attorno alla quale affiorano rocce scistose di epoca recente. Fra i 2500 e i 3800 metri il massiccio si presenta rotto in mille pezzi su cui emergono alti picchi rocciosi tutti frastagliati, ciò è dovuto anzitutto all'azione del clima e precisamente al gelo che rompe e sgretola il granito delle rocce.Al di sopra dei 4000 metri tutte le cime, compresa quella più alta che costituisce il vero e proprio Monte Bianco, sono costituite da cupole tondeggianti, larghe, coperte costantemente, e quindi spianate, da una calotta di ghiaccio e neve. Sul versante italiano il massiccio scende ripidissimo invece sul versante francese scende più dolcemente. 



Le dimensioni del massiccio sono impressionanti: area: 650 chilometri quadrati; perimetro: 125 chilometri; lunghezza: fra gli 8 e i 15 chilometri. La vetta più alta raggiunge i 4810 metri (l'altitudine varia dai 4807 ai 4810 metri). Nel massiccio le precipitazioni sono abbondanti (mm 2000 di media annua) soprattutto nella parte francese. Il limite delle nevi perenni si trova a circa 2800 metri. Il traforo del Monte Bianco Il gruppo del Monte Bianco, a causa delle sue elevate altitudini, non ha valichi transitabili; perciò si costruì un sottopassaggio che prese il nome di traforo del Monte Bianco, ed è stato costruito in 6 anni e inaugurato il 16 luglio 1965. Il traforo è lungo 12 Km, la larghezza della strada è di m. 7, due corsie di m. 3,50, l'ingresso in Italia è a quota 1381m, mentre sul versante di Chamonix si trova a quota 1207.  


Questa è l'essenza profonda delle Dolomiti sta nelle rocce e negli eventi straordinari che le hanno plasmate. Il loro sorprendente scenario è perciò il risultato della particolare storia geologica. Questa si può far risalire ad almeno 280 milioni di anni fa quando, in un ambiente tropicale fra l'Europa e l'Africa unite a quel tempo nella Pangea, c'era un grande golfo oceanico chiamato Tetide. Ai bordi di quel golfo, nel Permiano, un'antica catena montuosa, ormai spianata, cominciò a sprofondare e a rendere possibile la deposizione di grandi quantità di sedimenti. Allo sprofondamento – soprattutto nelle aree delle Dolomiti occidentali – si accompagnò un'intensa attività vulcanica che portò alla deposizione dei porfidi che localmente formano il substrato su cui poggiano i depositi sedimentari. Il lento sprofondamento portò il mare ad invadere tutta la regione dolomitica che divenne così un mare caldo e poco profondo. Dall'inizio del Triassico (circa 251 milioni di anni fa) e per più di 8 milioni di anni, la profondità cambiò diverse volte portando talora alla temporanea emersione, con fasi di erosione, o a condizioni di inabissamento. Ma è a partire da 240 milioni di anni fa che un grande numero di organismi, che avevano bisogno della luce per vivere, cominciarono a costruire delle scogliere per stare al passo con il progressivo abbassamento del fondo marino. Si venne così a formare un arcipelago di isole, atolli con le loro lagune separati tra loro da bracci di mare profondo anche più di mille metri, dove quegli organismi potevano proliferare. La vita di queste isole edificate dall'opera incessante di piccoli organismi capaci di fissare i sali minerali – o di stabilizzare i sedimenti – nel loro scheletro, è racUn romanzo di rocce contata in quelle fenomenali montagne che sono ora un arcipelago fossile unico al mondo. Un altro evento importante caratterizzò quei tempi e contribuì alla specificità delle Dolomiti: il vulcanismo. 

Nella parte alta del Ladinico importanti eruzioni, prima sottomarine poi anche superficiali, interessarono grandi parti della regione dolomitica. Lave, tufi e prodotti vulcanici andarono rapidamente a colmare e, a volte, a seppellire le scogliere, talora fossilizzandole e modificando in modo profondo la geografia dolomitica. Alla fine del Ladinico (circa 236 milioni di anni fa) i vulcani smisero l'attività, vennero erosi e grandi quantità di ciottoli e sabbie scure andarono a depositarsi sui mari circostanti. Dopo questa fase di sconvolgimenti, gli organismi costruttori poterono nuovamente iniziare la loro opera e una nuova generazione di scogliere coralline andò a formarsi. Per altri 7 milioni di anni queste scogliere progredirono, scandite dalle variazioni del livello marino e dall'evoluzione degli organismi.


La Marmolada, chiamata la "Regina delle Dolomiti", con i 3.343 metri di altezza di Punta Penìa è la più alta vetta delle Dolomiti e ne possiede il più esteso ghiacciaio. Questo gruppo, chiuso rispettivamente a est e a nord dalle valli del Cordevole e dell'Avisio, si eleva al centro dell'area dolomitica come un solitario belvedere. Composta principalmente da calcari molto chiari e da rocce eruttive che qui abbondano (sottogruppi del Padòn, dell'Auta, dei Monzoni), la Marmolada si configura come un insieme unico di particolare valore scenografico e di eccezionale impatto panoramico. La caratteristica morfologica del gruppo della Marmolada, tipica delle Dolomiti, è data proprio dalla contrapposizione tra lo zoccolo vulcanico a forme dolci e ondulate, coperte di prati e boschi, e il massiccio superiore che si innalza bruscamente con pareti rocciose e dirupi selvaggi. Per questo la Marmolada è il luogo dei contrasti eccellenti e delle forme caratteristiche: dal bianco del ghiacciaio, disteso sul versante nord, che si specchia nel lago di Fedaia, alla suggestione del versante sud, che precipita per quasi 1.000 metri prima di toccare i ghiaioni sottostanti creando una delle pareti più belle e impegnative di tutte le Dolomiti. L'interesse geologico per questa montagna è altrettanto forte: essa rappresenta in modo mirabile un antico atollo del Triassico con le sue lagune ricche di fossili, ma sono i rapporti con la successione vulcanica e la documentazione delle deformazioni tettoniche ad aumentarne il valore.