Il Nuovo Papa: Leone XVI Biografia di Robert Francis Prevost
Buenos Aires, Argentina: Articolo di Thiago Toniatto 2025
Robert Francis Prevost vide la luce a Chicago il 14 settembre 1955. Il quartiere operaio in cui crebbe era un mosaico di lingue: la madre parlava spagnolo con i nonni, il padre usava espressioni francesi imparate dai bisnonni, e in casa non mancava mai l'eco di qualche parola italiana. Fin da bambino Robert amava sedersi sui gradini del portico e ascoltare le storie dei vicini; quelle voci diverse lo avvicinarono presto alla ricchezza delle culture. Tra la scuola elementare dell'Assumption Parish e le partite di baseball al parco, imparò l'importanza del gioco di squadra e della solidarietà.

Quando compì diciotto anni, dopo un ritiro spirituale con i frati agostiniani, sentì nascere in sé il desiderio di consacrare la vita al servizio degli altri. Entrò quindi nel noviziato dell'Ordine di Sant'Agostino. In quel periodo studiò filosofia e scoprì la passione per la ricerca della verità, ma soprattutto maturò la convinzione che la fede debba tradursi in gesti concreti. Le sere passate nella mensa del college di Villanova, discutendo di giustizia sociale con altri studenti, consolidarono la sua vocazione.
Gli anni dello studio teologico a Villanova trascorsero intensi. Robert passava le mattinate tra libri di patristica e lezioni di latino, e i pomeriggi nell'oratorio del campus, dove guidava la preghiera dei compagni. Al termine del percorso accademico chiese di poter completare la formazione a Roma, centro vivo della Chiesa universale. A San Pietro scoprì la dimensione mondiale del cattolicesimo: pellegrini da ogni nazione, lingue e colori che rievocavano il portico della sua infanzia.
Il 19 giugno 1982, nella chiesa di Santa Monica a Chicago, Robert fu ordinato sacerdote. La sera della sua prima messa raccontò ai parrocchiani che non poteva restare fermo: «Chi ama deve camminare verso chi ha bisogno». Fu ascoltato. Pochi mesi dopo, i superiori lo inviarono in Perù. Appena arrivato a Lima, si immerse nello studio dello spagnolo andino. Non voleva predicare con parole imparate a memoria: desiderava comprendere i proverbi, i canti e persino il silenzio della gente delle montagne.
Nelle provincie di Cajamarca e Cutervo incontrò villaggi senza scuole e senza medici. Portava con sé una chitarra e un piccolo generatore per accendere una lampadina nella cappella. Insieme agli abitanti costruì aule di mattoni crudi; insegnava a leggere usando la Bibbia e i giornali locali. Di notte, sotto un cielo di stelle nitide, annotava sul quaderno: «La Chiesa che sogno è una tenda aperta accanto al fuoco della comunità». Quelle frasi divennero la base dei suoi futuri discorsi.

Dopo sette anni di missione, fu richiamato a Chicago per guidare la provincia agostiniana. Non fu un distacco facile: salutò i peruviani promettendo di tornare. Nel 1999 assunse l'incarico di priore provinciale, coordinando parrocchie multietniche e progetti per giovani immigrati. Nel 2001, sorprendentemente, il Capitolo generale lo elesse priore generale dell'Ordine: trentaquattro anni dopo il piccolo Robert del portico diveniva guida di frati sparsi nei cinque continenti.
Nei nove anni passati a Roma percorse il mondo: dall'Africa subsahariana, dove sostenne programmi contro la malaria, all'Asia, dove incoraggiò il dialogo con altre religioni. Ogni visita terminava con una riunione sotto un albero o in una sala parrocchiale, in cui ascoltava prima di parlare. Concluso il mandato, chiese di tornare in Perù «per continuare a imparare». Fu parroco in una zona rurale, vivendo in una casa di mattoni semplici, senza internet né acqua calda.
Il 3 novembre 2015, papa Francesco lo nominò vescovo di Chiclayo. Entrò in diocesi su un autobus di linea, senza scorta. In poco tempo aprì centri di ascolto per famiglie ferite dalla migrazione, promosse corsi di agricoltura sostenibile e incoraggiò la formazione di cori parrocchiali. Quando Chiclayo fu colpita da un'alluvione, guidò personalmente la distribuzione degli aiuti, zaino in spalla e stivali nel fango.
Le sue doti organizzative non passarono inosservate. Nel luglio 2023 fu chiamato a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi e creato cardinale. In Curia introdusse consultazioni più ampie prima della scelta dei nuovi pastori: le lettere dei laici, raccontò, «valgono tanto quanto i diplomi degli studiosi». Nel 2024, di fronte a crisi umanitarie in diverse regioni, coordinò reti diocesi‑ONG per inviare medicinali e generi di prima necessità.
Il Papa Anti-Trump:
Il nuovo Papa, Robert Francis Prevost, è una figura che ha suscitato molteplici reazioni nel mondo cattolico e nell'arena politica globale. La sua nomina, avvenuta in un contesto internazionale caratterizzato da polarizzazioni politiche e sociali, ha sollevato domande riguardo alla sua posizione sul panorama politico e alla sua visione della Chiesa. Un aspetto che emerge in modo piuttosto marcato è la sua visione contrastante con quella di figure politiche di destra, come Donald Trump, che hanno caratterizzato la politica mondiale degli ultimi anni. Per comprendere appieno la portata della sua figura, è necessario esplorare vari aspetti della sua vita e della sua carriera, analizzando le sue dichiarazioni e il suo impegno verso una Chiesa più inclusiva e aperta.

All'alba dell'8 maggio 2025, dopo un conclave durato due giorni, il suo nome uscì dalle urne con consenso quasi unanime. Affacciandosi logorato dalla preghiera, scelse il nome di Leone XIV, in memoria del pontefice che, nel Seicento, difese gli indigeni dalle schiavitù coloniali. «Camminiamo insieme nella misericordia», disse alla folla, «e difendiamo chi non ha voce». Quel balcone, illuminato dal sole di primavera, segnò l'inizio di un pontificato che promette di porre al centro la dignità di ogni essere umano.
Robert Francis Prevost, nuovo Papa, rappresenta una figura che incarna un cambiamento sostanziale rispetto ai predecessori. La sua carriera all'interno della Chiesa Cattolica è stata segnata da una forte attenzione verso le questioni sociali e la giustizia, in particolare per quanto riguarda i più vulnerabili. La sua visione della Chiesa è inclusiva, ma anche profondamente legata alla tradizione. Durante la sua ascensione all'interno della gerarchia ecclesiastica, Prevost ha dimostrato di avere un profondo rispetto per la teologia sociale e ha lavorato incessantemente per rafforzare il ruolo della Chiesa come forza di giustizia sociale.
La figura di Prevost è stata messa in contrasto con quella di Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti, che ha incarnato una visione della politica basata sulla difesa degli interessi nazionali e sulla promozione di una visione più conservatrice, se non reazionaria, della società. Trump ha sempre rivendicato il suo sostegno alla Chiesa cattolica, ma le sue politiche hanno spesso avuto un impatto negativo sugli stessi principi di giustizia e inclusività che Prevost abbraccia.
Robert Francis Prevost è, per molti versi, l'antitesi di Trump. Mentre il Papa attuale si concentra sull'amore e sull'accoglienza, Trump ha costruito la sua carriera su slogan divisivi e retorica esclusiva. L'atteggiamento del Papa nei confronti delle politiche migratorie, ad esempio, si distingue nettamente dalla retorica del muro e delle restrizioni che hanno caratterizzato l'amministrazione Trump.

Una delle caratteristiche distintive del pontificato di Prevost è la sua posizione contro l'intolleranza e l'odio. Il Papa ha parlato più volte della necessità di costruire ponti tra le diverse fedi e culture, in contrasto con la logica dell'isolamento promossa da alcuni governi. Questo aspetto, più che una semplice preferenza teologica, è una dichiarazione politica in un'epoca segnata dal populismo e dal nazionalismo.
La sua opposizione alla retorica xenofoba che ha caratterizzato la presidenza di Trump è un segno di come la Chiesa cattolica, sotto la guida di Prevost, stia cercando di riaffermare la sua centralità come luogo di speranza, di inclusione e di dialogo. La sua opposizione a politiche che marginalizzano i più deboli e vulnerabili – siano essi migranti, rifugiati o persone in difficoltà – lo rende uno dei più forti oppositori ideologici del populismo di destra.
Un altro terreno su cui la figura di Robert Francis Prevost emerge nettamente in contrasto con le posizioni di Trump riguarda la questione del cambiamento climatico. Trump ha negato per anni la gravità del riscaldamento globale e ha ritirato gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi, mentre il Papa ha più volte sottolineato la necessità di un impegno globale per salvaguardare l'ambiente.
L'enciclica "Laudato si'" di Papa Francesco ha rappresentato una delle posizioni più forti della Chiesa Cattolica sul cambiamento climatico, e il nuovo Papa sembra essere sulla stessa linea. La sua attenzione alla giustizia ambientale e alla protezione della casa comune è un altro punto che lo pone in diretta opposizione alla visione di Trump, che ha spesso difeso gli interessi economici a breve termine a scapito della salute del pianeta.
Prevost ha sempre enfatizzato l'importanza della giustizia sociale come cuore pulsante dell'insegnamento cristiano. La sua posizione sulla povertà, sulla disuguaglianza economica e sulla lotta contro l'ingiustizia sociale lo rende un leader che guarda al benessere collettivo piuttosto che agli interessi di pochi. Questa visione è in contrasto con la politica di Trump, che ha promosso politiche fiscali favorevoli ai ricchi e che ha spinto l'agenda neoliberista.
Prevost, invece, sostiene un sistema economico più equo, che metta al centro l'individuo e la sua dignità, non ridotto a mero ingranaggio di una macchina economica. Le sue dichiarazioni sul diritto alla salute, all'istruzione e alla dignità del lavoro rispecchiano una Chiesa che cerca di essere sempre più vicina alle persone più bisognose.

Pur con la sua visione progressista e inclusiva, Prevost dovrà affrontare anche le sfide interne alla Chiesa. La Chiesa cattolica è attraversata da una profonda divisione tra approcci conservatori e liberali, e il nuovo Papa dovrà navigare con saggezza tra le diverse sensibilità. La sua capacità di unire i fedeli intorno ai valori di giustizia, inclusione e pace sarà cruciale per il suo successo come leader spirituale.
Questo contrasta con il modo in cui Trump ha affrontato le sue difficoltà politiche, spesso utilizzando la retorica della divisione e della polarizzazione. Per Prevost, l'unione e il dialogo sono elementi centrali nel suo approccio pastorale e politico, anche se questo potrebbe comportare resistenze da parte di chi vede nella sua visione un allontanamento dalla tradizione.
La nomina di Prevost non è solo un evento significativo per la Chiesa, ma anche per la diplomazia internazionale. Il Papa, infatti, ha dimostrato in passato una spiccata capacità di negoziazione e di dialogo con leader mondiali di ogni orientamento. La sua figura si inserisce in una Chiesa che sta cercando di riprendersi dalla scia di scandali e divisioni e di tornare a essere un punto di riferimento morale nel mondo.
La sua opposizione alle politiche di Trump, e in particolare alla sua posizione sull'immigrazione e sul cambiamento climatico, lo posiziona come uno dei principali critici del populismo di destra a livello globale. In questo contesto, la Chiesa sotto la guida di Prevost potrebbe giocare un ruolo ancora più rilevante nelle questioni geopolitiche mondiali.
La figura di Robert Francis Prevost suggerisce che la Chiesa cattolica sta cercando di rispondere alle sfide del mondo contemporaneo in modo nuovo, cercando di recuperare la sua centralità nel dibattito politico e sociale. Il Papa è consapevole della crescente secolarizzazione, ma sa anche che la risposta non può essere quella di un ritorno al passato, ma piuttosto un'apertura verso il futuro, un futuro che abbracci la diversità e l'inclusione, pur mantenendo salde le radici della tradizione cristiana.
Questo approccio è decisamente in contrasto con la visione di Trump, che ha cercato di fare della Chiesa un'alleata nella sua battaglia contro il progressismo, utilizzando la religione come strumento di divisione piuttosto che di unità.
La figura di Robert Francis Prevost, per certi versi, rappresenta una nuova speranza per la Chiesa, soprattutto in un'epoca segnata da disuguaglianze sociali e politici divisivi. La sua posizione di opposizione al populismo di destra, incarnato da figure come Trump, non è solo un atto politico, ma una manifestazione della sua visione di una Chiesa che si preoccupa di tutto l'umanum, e non solo di una parte di esso.
In questo contesto, la sua figura potrebbe rappresentare una vera e propria rinascita per una Chiesa che si trova a dover rinnovarsi e confrontarsi con le sfide del XXI secolo.

Il futuro della Chiesa sotto il pontificato di Prevost:
Alla fine, il pontificato di Robert Francis Prevost potrebbe segnare un punto di svolta per la Chiesa cattolica. Il Papa non è solo un leader spirituale, ma anche una figura politica che interagisce con il mondo in modo profondo. La sua visione inclusiva e progressista potrebbe ridefinire il ruolo della Chiesa nel panorama mondiale, rappresentando un'alternativa ai modelli di governo populisti e divisivi che abbiamo visto recentemente.
Nel contesto di una società che sta cercando di conciliare le sfide tecnologiche, sociali ed ecologiche, Prevost potrebbe rivelarsi una delle figure decisive per il futuro della Chiesa, in grado di guidarla attraverso un mondo sempre più complesso e interconnesso.
Articolo di Thiago Toniatto 2025