Artisti italiani famosi

03/11/2022

Bernini

Architetto, scultore, pittore (Napoli 1598 - Roma 1680), figlio di Pietro. È il massimo protagonista della cultura figurativa barocca. Esordì giovanissimo, attirando su di sé l'attenzione del card. Scipione Borghese, che gli commise quattro gruppi statuarî (ora tutti conservati nella Galleria Borghese, Roma), eseguiti fra il 1616 e il 1624. Il primo, Enea e Anchise, rivela ancora l'influenza (e forse la collaborazione) del padre, mentre nel David, nel Ratto di Proserpina e specialmente nell'Apollo e Dafne, capolavoro del suo periodo giovanile, si dimostra artista compiuto, nel movimento della composizione e nel modellato pieno di sfumature pittoriche. 

Dafne e Apollo

Nel baldacchino di S. Pietro (1624-33), opera insieme di architetto e scultore, e poi nella fontana del Tritone, si precisa la ricerca berniniana di forme mosse, impostate su ritmi di linee curve; il S. Longino in S. Pietro è già una piena espressione dell'ideale barocco di una forma liberamente espansa nello spazio.

Innocenzo X, riconciliatosi col B., gli affidò l'incarico della fontana dei Quattro Fiumi in Piazza Navona, compiuta nel 1651, forse il punto più alto raggiunto dall'arte barocca, per la fusione dell'elemento plastico e paesistico e per il pittorico legarsi delle forme ai giuochi d'acqua. Nel 1647 gli fu commessa la decorazione dei pilastri e delle navate di S. Pietro. 

Fontana dei quattro fiumi, piazza Navona, Roma.

Al colmo della sua fama, il B. fu invitato da Luigi XIV a preparare un progetto per la facciata del Louvre; e a tale scopo egli si recò a Parigi (1665), ma il suo magnifico disegno non fu accettato, forse per il sopravvenire, in Francia, di un più rigoroso gusto classicistico. Del soggiorno a Parigi è importante testimonianza il Diario tenutone dallo Chantelou. Il B. eseguì per Luigi XIV anche un grande monumento equestre, che ora, trasformato in parte, si trova nel parco di Versailles. 

Caravaggio

Caravàggio, Michelangelo Merisi (o Amerighi)  fu un pittore, detto Caravaggio dal paese d'origine della famiglia. Allievo di Peterzano a Milano (1584), intorno al 1592 andò a Roma, dove il Cavalier d'Arpino lo avrebbe obbligato «a dipingere fiori e frutta». Abbandonò poi le tematiche poetiche ed elegiache dei quadri giovanili per sviluppare una pittura più drammatica, basata sul contrasto tra luce e ombra, sull'immanenza e la reale e quotidiana rappresentazione del divino. Nel 1599 ebbe l'incarico di decorare con Storie di s. Matteo la cappella Contarelli in S. Luigi dei Francesi, prima opera pubblica: la Vocazione di s. Matteo rappresenta l'iniziale manifestazione del suo stile maturo, in cui l'evento sacro viene drammaticamente sottolineato dall'uso e dalla dialettica tra luce e ombra. L'opera suscitò polemiche e scandalo (secondo alcune fonti sarebbe stata richiesta una seconda versione della pala d'altare) e avviò la celebrità dell'artista.

La vita di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, fu, come è noto, decisamente movimentata e segnata da guai con la legge. Guai molto spesso provocati dallo stile di vita e dal carattere del personaggio. Il più grave, tra questi episodi, fu il delitto Tommasoni, che avvenne il 28 maggio del 1606 a Roma. Il pittore, coinvolto in una partita di pallacorda a Campo Marzio, subì un fallo ad opera della squadra rivale.

Ne scaturì una rissa, nella quale Caravaggio ferì mortalmente Ranuccio Tommasoni da Terni, con il quale aveva già avuto diverse e violente discussioni. All'origine della rivalità, oltre forse a debiti di gioco non pagati dal Merisi, c'era anche una donna: Fillide Melandroni. I due erano rivali anche dal punto di vista politico: Caravaggio era infatti un protetto dell'Ambasciata di Francia, mentre Tommasoni era filo-spagnolo.

Comunque sia, il pittore ricevette, per l'episodio, una condanna capitale: morte per decapitazione. Una condanna che, addirittura, poteva essere eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per strada. Caravaggio ne fu ossessionato, tanto che fu a quel punto che, nei suoi quadri, iniziarono a comparire teste tagliate o condannati a morte che avevano le sue fattezze.

Era chiaro che, per Merisi, una permanenza a Roma non era più possibile. Fu aiutato a fuggire da Filippo I Colonna, che lo ospitò segretamente nei suoi feudi laziali, prima di farlo riparare a Napoli grazie a un ramo collaterale della potente famiglia romana: i Carafa. Costretto alla fuga, passò a Napoli, di lì a Malta, ove nel 1608, nominato cavaliere di grazia ma poi imprigionato, evase, soggiornando quindi in Sicilia e a Napoli; di qui, nel tentativo di tornare a Roma approdò a Porto Ercole, possedimento spagnolo, e vi morì. Ovunque aveva lasciato opere altissime, di un'intima e cupa drammaticità. 

Modigliani

Spesso amiamo personaggi ed artisti la cui caratteristica principale non è solo quella di eccellere nel loro settore, ma di essere tormentati nella vita privata. I turbamenti dell'anima li portano a compiere scelte sbagliate o al punto di vivere una vita dissoluta ad essere inevitabilmente annoverati nel gruppo degli artisti definiti "maledetti". Li amiamo forse perché sono così lontani dal nostro modo di vivere e di pensare, che li osserviamo come creature da scoprire che al contempo ci intrigano e ci lasciano perplessi. 

Quello che ci attrae è il fascino del diverso, dell'eccesso: è più complicato penetrare nella loro mente e, in fondo, facciamo il tifo per loro. All'inizio del Novecento, l'Europa era attraversata da un grosso fermento artistico che rispecchiava l'inquietudine di una società, che inconsapevolmente si stava avvicinando ai drammi della guerra. Nell'Italia di quegli anni spicca la figura di un artista bohémien dal destino tragico, che lo porterà ad una morte prematura: Amedeo Modigliani.

Modigliani avrebbe voluto fare lo scultore: quella era la sua vera passione. Purtroppo, per motivi di salute, dovette optare per la pittura. Lo direste? La sua eccellenza in questa disciplina "di ripiego" ci stupisce ancor di più quando veniamo a sapere che non fu il settore artistico che prediligeva. L'artista, sin dall'età di quattordici anni, ebbe salute cagionevole: la prima manifestazione fu un attacco di febbre tifoidea. Questa malattia lo rafforzò nella volontà di diventare artista. Così incominciò a frequentare l'Atelier di Guglielmo Micheli dove, a seguito della conoscenza con Oscar Ghiglia, scoprì anche il lato bohémien della vita: tabacco, donne e spiritismo, a cui presto avrebbe aggiunto l'alcol. 

 Al di là degli aspetti biografici, importanti per il suo operato, l'a-nalisi della sua personalità resta la chiave fondamentale nella profonda comprensione della sua arte. Modigliani riusciva a creare legami così intensi da spingere, chi lo circondava, a pensare a lui come parte indispensabile della propria vita: l'esempio più eclatante è dato dalla compagna Jeanne Hébuterne, che poco dopo la morte prematura di Amedeo si tolse la vita, nonostante fosse al nono mese di gravidanza. La morbosità relazionale dimostra l'irrazionalità alla base dei legami affettivi dell'artista. La mente di Modigliani era in parte impenetrabile anche per i conoscenti. Egli viveva della sua arte e non era interessato a questioni sociali o politiche. Il suo ego era forse già un mondo troppo complicato: elementi esterni sarebbero stati di disturbo.

Lo stile pittorico di Modigliani è inconfondibile: i visi sono allungati, gli occhi sono spesso privi di iride a rappresentare, secondo gli storici dell'arte, uno sguardo rivolto verso l'interiorità del personaggio dipinto confermando, ancora una volta, una sorta di inquietudine dell'uomo agli inizi del Novecento.